L’oratorio ed il GSO

GSO

Per ogni informazione relativa al GSO vi invitiamo a fare riferimento al sito internet dedicato ad esso.


L’ ORATORIO

Responsabile : don Matteo Foppoli.

L’ORATORIO è il luogo in cui si svolge la maggior parte delle attività finalizzate a completare il cammino di formazione cristiana dei nostri ragazzi; tali attività sono organizzate secondo specifici percorsi di fede.


Di seguito elenchiamo le principali iniziative che l’oratorio realizza durante l’anno, per ciascuna di esse troverete i dettagli appena sarranno disponibili :

FESTA DELL’ORATORIO (programma 09/2024);

ORATORIO ESTIVO (Programma 2024; Corso animatori 2024) ;

VACANZE ESTIVE (Koinè estate 2024) ;


1  L’identità  

C’era una vecchia canzone (forse qualcuno ancora se la ricorda o la cantava) che diceva così “L’Oratorio è…la più bella cosa che c’è…sopra, sotto, dentro e fuori…tutto pieno di colori…”. Già, proprio questo è importante per riflettere su cosa sia l’oratorio: provare a interrogarsi su quali tonalità diano colore e calore all’oratorio. Basta infatti solo che i cancelli siano spalancati, che il bar sia aperto, che le attività siano tante, che i numeri di ragazzi presenti siano ragguardevoli? Io credo che i colori dell’Oratorio debbano essere molto più brillanti e chiari: l’oratorio deve avere e ha una sua identità ben precisa che se perde o se annacqua lo fa’ diventare esattamente uguale alla strada, ma se l’oratorio diventa la strada perde ciò che lo caratterizza e ciò che lo rende ancora oggi una presenza preziosa, in un tempo dove le agenzie prettamente ludiche sono presenti a bizzeffe sui territori dei nostri comuni e fanno tante proposte per divertirsi e aggregarsi. Dunque parlare di identità propria di un Oratorio è ultimamente parlare del suo compito educativo collegato non solo ai momenti ludici e aggregativi ma soprattutto al suo ruolo di educazione alla fede: non è questione di discorsi e parole ma di relazioni vissute in Oratorio concretamente ispirate a principi cristiani ed evangelici (perché l’Oratorio ultimamente è le relazioni che in esso avvengono!). Non è anzitutto parlare di Gesù o pregare con preghiere fino allo sfinimento è relazionarci e fare come Lui in tutto ciò che dentro l’Oratorio viviamo! E allora, per capirci, dovremo riflettere insieme nei prossimi passaggi su cosa sia accoglienza in oratorio, cosa costruisca la comunità, quale valore abbia il servizio, come educazione umana e cristiana non siano disgiungibili nel nostro operare in oratorio.

2  L’accoglienza  

Continuiamo il nostro cammino per riflettere insieme su cosa sia e faccia Oratorio, sui colori che fanno oratorio in questo secondo passaggio ponendo a tema cosa significhi propriamente essere accoglienti in oratorio o rendere accogliente un Oratorio. Qualche provocazione l’ho già lanciata nella precedente riflessione e vorrei proprio partire da lì…scrivevo infatti “Basta solo che i cancelli siano spalancati, che il bar sia aperto, che le attività siano tante, che i numeri di ragazzi presenti siano ragguardevoli” – aggiungo – per dire che il nostro Oratorio sia davvero accogliente e aperto a tutti?”.

Non basta o è poco significativo lasciare semplicemente i cancelli dell’Oratorio aperti per dire di essere accoglienti e di volere essere aperti a tutti…annacquare la proposta di formazione umana ispirata ai valori del vangelo per non perdere nessuno infatti non mi pare il miglior modo di vivere l’accoglienza in Oratorio…così l’Oratorio perde il suo carattere proprio e a lungo andare diventa uno dei tanti luoghi che i ragazzi abitano in questo nostro mondo frammentato e senza appartenenze; al contrario invece l’Oratorio se diventa casa abitata con responsabilità e partecipazione attiva da parte di ragazzi e genitori allora sì diventa terreno fertile e vivo, denso di significato e di identità che apre le porte a tutti coloro che vogliono condividere una proposta ben precisa e qualificata che sa certamente integrare anche disagio e problematiche familiari o evolutive ma perché ad esse ha qualcosa da dire e qualcosa da portare non semplicemente perché è uno spazio “vuoto” in cui tutti trovano spazio di fare quello che vogliono, dove vogliono e quando vogliono talvolta anche dando libero sfogo alle loro frustrazioni e difficoltà ambientali.

Questo infatti è ultimamente l’obiettivo e la grande sfida oggi di ogni Oratorio perché ancora abbia valore la sua esistenza e la sua presenza in questo nostro tempo: divenire luogo qualificante perché noi insieme come comunità di cristiani lo qualifichiamo e gli diamo sulla parola di Gesù un volto e un cuore; questo ci attende e a questo dobbiamo puntare tutti insieme ciascuno secondo il suo ruolo e la sua possibilità e desiderio di impegno. Penso sia una meta bellissima e che non ci può che entusiasmare!! Camminiamo dunque insieme!!

3  Cosa fa’ Comunità   

Eccoci ad un nuovo appuntamento nel nostro percorso per riflettere su cosa dia colore ad un oratorio e lo identifichi come luogo che può e deve avere una sua propria identità ed un posto ancora valido ed attuale nel contesto sociale ed educativo, oggi così povero e prigioniero di tanti diritti vantati dai singoli senza che questo comporti alcuna responsabilità o specifico impegno.

Per questo l’oratorio assume oggi un suo proprio valore nel momento in cui, allontanandosi dal qualunquismo delle tante associazioni ed agenzie aggregative, diviene manifestazione della comunità dalla quale prende ragion d’essere: non va dimenticato infatti che l’oratorio è l’attenzione educativa e pedagogico-cristiana della comunità cristiana (appunto!!) che abita un territorio ed una città. Se dunque esso diventa luogo dove l’anarchia la fa’ da padrone perché ogni gruppo ed ogni aggregazione organizzata di persone (magari anche gli stessi educatori se costituiti in funzione di se stessi e non per condurre i ragazzi a sentirsi accompagnati e consigliati dalla comunità cristiana di cui l’oratorio è emanazione) si sentono in diritto di usarlo come semplice luogo per trovarsi e fare le proprie specifiche e singole attività, allora esso perde la propria specifica vocazione. In questo caso non si può più chiamare Oratorio (ovvero spazio in cui è possibile vivere ed educare ad uno stile di vita improntato al vangelo e orientato a partecipare alla vita della comunità cristiana che anima, quale segno profetico di un’ulteriorità che fa’ parte della vita dell’essere umano stesso, un determinato territorio o città) ma servizio generico alla persona con il rischio che la persona stessa manipoli l’oratorio per i propri fini personali non sempre a vantaggio di tutti e della ragion d’essere dell’oratorio stesso all’interno dell’educazione al trascendente.

E allora ci domandiamo: ma le nostre iniziative e i nostri gruppi quali fini hanno? Quello di far incontrare ai ragazzi la comunità cristiana e la fede che la anima oppure tutt’altro? È bene sempre continuare costantemente a porsi questa domanda per non tradire o deviare circa la vocazione che da sempre costituisce il perché fare oratorio!

Io credo sia importante, laddove le circostanze oggettive hanno portato i nostri oratorio a deviare percorso, riprenderne le redini per camminare e far camminare dentro l’oratorio tutti insieme verso il Signore Gesù che è la via, la verità e la vita che da sempre i cristiani autentici hanno considerato fonte vera di riferimento per la costruzione di un mondo migliore e più giusto. Oratorio è dunque educazione al vivere comunitario nella sobrietà, nel sano divertimento, nel rispetto (che passa anche dal “per favore” e dal “grazie” rivolto a chi gratuitamente svolge un servizio per noi) nel nutrimento dell’anima dei nostri ragazzi e nella valorizzazione di iniziative e proposte che non siano fini a se stesse (per tenere qui i ragazzi senza farli granché crescere dentro e come persone responsabili nel mondo e nella società di oggi) ma a far nascere uomini e donne che un domani facciano la differenza! Allora sì può ancora servire oggi un Oratorio…non dite?

4  Servizio

Nello svolgersi di queste riflessioni, che hanno cercato di presentare il progetto educativo della nostra Arcidiocesi e della Chiesa Italiana sugli oratori, siamo giunti ad un punto nodale che permette ancora oggi, e sempre di più nel futuro permetterà, la sopravvivenza e il valore altamente performativo di un’esperienza ben precisa di Oratorio come quella descritta nei precedenti passaggi: il servizio in oratorio. Attenzione però: servizio non vuol dire diritto ma disponibilità!

Generazioni e generazioni di volontari ci hanno insegnato infatti che servire in oratorio (nei tanti incarichi e nelle tante mansioni o attenzioni) non deve mai trasformarsi in un vantare un diritto acquisito di parola o di azione e preservazione su ciò che è il contenuto o l’obiettivo primario del nostro servire…gesti e stili di un essere a servizio devono infatti sempre ricordarci che servire in oratorio è operare per costruire un progetto che ci supera e ci sovrasta perché è espressione dell’intera comunità cristiana che vuole che i suoi giovani e i suoi ragazzi incontrino il Signore Gesù e sperimentino quanto la vita può essere illuminata e migliorata da questa amicizia con la “A” maiuscola. Pertanto nell’ottica della vera carità cristiana, che è educare al pensiero di Cristo cioè ad amare come lui ama, l’educatore, il volontario, chiunque svolge e si rende disponibile ad un servizio in oratorio non agisce in funzione di prerogative proprie e personali (per una sua idea di Oratorio!!) ma offre la propria disponibilità in tanti modi diversi per far fiorire nei ragazzi e nei giovani il desiderio profondo a condividere la propria vita con gli altri e con l’Altro (Dio), accogliendo sì i bisogni che i ragazzi stessi ci esprimono e ci buttano addosso venendo in oratorio, ma aiutandoli anche a rielaborali in vista di un bene maggiore per se e per tutti; e rielaborare vuol dire decidersi e giocarsi aiutati da qualcuno e da un ambiente che mi pone di fronte a delle scelte che mi chiedono di schierarmi e di lanciarmi nell’ottica di un bene superiore che consideri il mio benessere integrale alla stregua e con la stessa dignità del benessere integrale di ogni altro che incontro.

Allora il servire genuino in oratorio non deve mai generare gruppi chiusi nei quali si decide cosa sia e come sia oratorio ma dovrebbe permettere al contrario di custodirne l’identità più propria perché continuamente ci si interroga su un progetto di oratorio che va al di là degli spazi delle nostre città e dei puri bisogni dei nostri ragazzi (“parte da”… e “integra tutto questo” ma è molto di più!!). Servizio in Oratorio non vuol dire diritto ma appunto disponibilità, disponibilità ad essere espressione della Chiesa sul proprio territorio perché esso sia aperto agli spazi e agli orizzonti del vangelo che non è un generico benessere o bontà dato a tutti ma che porta ad educarsi ed educare alla responsabilità verso se e verso tutti in nome e sull’esempio di ciò che Gesù ha detto e ha fatto.

5  Educazione umana ed Educazione cristiana  

Abbiamo insieme compiuto un cammino di riflessione ed approfondimento sulla dimensione veramente unica e irripetibile che fa dell’Oratorio oggi una proposta qualificata e ben configurata. Esso risplende come faro nel turbinio del mondo per proporre a bambini, ragazzi, giovani, famiglie, anziani un luogo da vivere ed abitare che insieme sia costruito da noi e contemporaneamente non veda sgualcita la sua identità più propria: ovvero educare tutti e ciascuno a ritenere che ciò che è autenticamente umano è di per se stesso genuinamente cristiano ed evangelico e allo stesso tempo vivere come Gesù rende l’uomo veramente umano in pensieri, parole, opere ed intenzioni.

Ecco allora come all’interno dell’Oratorio possono e devono stare insieme educazione umana ed educazione alla fede…credere è infatti di per se stesso un atto genuinamente collegato a ciò che l’uomo è: “essere in relazione”, desideroso che proprio le relazioni stesse costituiscano, alimentino, custodiscano il quid della propria vita quotidiana! Vivere in relazione è accorgersi, interrogarsi, correggere, scontrarsi, interessarsi, amare colui o colei che mi si pongono davanti nella vita proprio come Gesù, Signore e Maestro ha fatto nel corso dei suoi giorni terreni: anche lui si è interessato di ciò che gli accadeva attorno, si è preso cura di tanti, ha corretto i comportamenti sbagliati spesso scontrandosi ed addirittura giungendo al dono della propria vita per non tradire la rivelazione di un Dio che non è indifferente o a cui va bene tutto, ma che sta sempre dalla parte del bene di ciò che è buono, giusto, lodevole e degno, di ciò che costruisce e non distrugge nell’ottica dell’egoistica alimentazione del proprio ego. Lui ci ha insegnato dunque che anche e soprattutto in Oratorio (luogo che la tradizione cristiana ci ha consegnato come espressione della comunità dei discepoli del Signore che si interessa di ragazzi, famiglie e giovani) non si può prescindere dal parlare del progetto di Dio sull’uomo, su ogni uomo: ai ragazzi, alle famiglie, agli anziani, ai bambini, a tutti dobbiamo parlare di quali consigli e indicazioni Dio ci offre per condurci ad una umanità piena e beata (Felice) che non scansa i problemi o le difficoltà ma li sa affrontare alla luce della rivelazione cristiana…poiché Dio non toglie nulla di ciò che ci rende e ci fa sentire vivi ma ci guida nel fare costantemente della nostra vita un dono perché il mondo diventi sempre e sia un po’ migliore di come lo abbiamo trovato venendo alla luce.

Che l’Oratorio, ogni Oratorio non perda mai questa sua originaria, unica e bellissima vocazione!!